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giovedì 17 luglio 2008

la vita è bella

Nella vita di ogni uomo c'è il rischio di non avere il coraggio di vivere, di scegliere, di assumere validi impegni. Allora si può cadere nel pessimismo o nella tristezza, nemici mortali che creano atmosfere ammorbanti. Ciò può anche capitare dopo lunghi anni di apparenti impegni continui, coinvolgenti, stressanti, adrenalinici, che però girando intorno a futili motivi costituiscono un'attività solo apparente; prima o poi si ricade allora nello stesso vizio della tristezza. Perchè?

Perchè la vita vissuta davvero è una conquista quotidiana, anzi di più istante per istante. Essa si fonda sulla capacità di scegliere il bene da conquistare volta per volta, che soprattutto è una virtù da acquisire e che ci mette in condizione di vivere veramente senza rincorrere le cose. E' uno stato, un atteggiamento esistenziale positivo che consente di affrontare qualsiasi situazione, anche la morte quando ci tocca. L'intelligenza, rettamente orientata, funge da guida insieme con la volontà in modo tale che tutto il nostro essere sia proiettato nella sua totalità, di anima corpo affettività, verso il piacere di vivere la nostra avventura nel percorso terreno.

Allora penso che ciascuno di noi abbia l'obbligo morale e naturale, se vuole la propria e l'altrui felicità, di seguire la propria coscienza, ben formata con studio e intelligenza, nelle scelte giuste volta per volta, facendosi carico degli errori e del male eventualmente compiuto riconosciuto tale...E' importante per questo non scendere a compromessi di comodo, falsificando il proprio io a cui non possiamo sfuggire perchè siamo noi stessi.

La felicità deriva non dalle cose, ma dalla profondità del nostro essere, è garantita quando lottiamo per essere in armonia con noi stessi, con gli altri, con la natura, ma soprattutto con Dio a cui tutto dobbiamo. Costruire la vita senza Dio è certamente fallimentare perchè mette tra parentesi il fondamento di ogni cosa e quindi di ogni significato. Prima o poi, in vita o dopo, tale fallimento sarà palese e solo noi saremo i responsabili. Mancherebbe il sapore della gratitudine che allieta la vita. Immaginiamo un figlio che si rifiuti di riconoscere non dico sua madre e suo padre, ma ne misconosce addirittura l'esistenza fisica, vivendo nell'indifferenza...come potrà essere felice? La "cultura" attuale è spesso cinica, ideologica, frivola, insensata, sfiduciata, sospettosa...bisogna rifondare una vera cultura che sia ottimista, costruttiva, fiduciosa, allegra, realista ma non cinica, non malata, aperta ai valori cristiani su cui pure si fonda l'Europa storicamente. Una cultura che invece di criticare i cattolici con ipocrisia, si faccia carico essa stessa di coerenza con i valori cristiani, che vengono usati come clava contro la Chiesa cattolica che, grazie a Dio, ancora ce li insegna.

Se interessa continuerei a dire come assumere queste virtù vere, da cui consegue la felicità nell'avventura della vita che passa attraverso la morte corporale...certo perchè lo spirito non è materia sottile che si disfa con la mosrte corporale, lo spirito o anima è vitale più del corpo ed essendo immateriale ad esso sopravvive. L'immateriale non è soggetto alle leggi della materia ovviamente.

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