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sabato 27 giugno 2009

GIAPPONE

Il Giappone per noi rappresenta un sogno e una meta. Grande è la stima che naturalmente proviamo per il popolo giapponese. Come si dice però dalle cose migliori, se corrotte, vengono fuori le cose peggiori. I giapponesi sono dotati potenzialmente di grande virtù e penso abbiano una grande tradizione di valori alti e ideali, che provengono anche dalla Cina, dall'India; credo che l'Oriente abbia tante virtù e valori comuni con l'Occidente, e che Cina, Corea, Giappone abbiano il diritto di sentirsi uniti in una sinergia, nonstante gli scontri e le passate violenze e guerre. Oggi il Giappone sembra avere due volti, deve ritrovare la sua anima e la sua unità: il bel romanzo di Eiji Yoshikawa, MUSASHI, ben rappresenta la grandiosa bellezza del Giappone in termini paesaggistici, letterari, poetici, marziali. Non si può non rimanere incantati davanti a tanta bellezza e grandezza d'animo, che funge da faro per tutte le civiltà...quando una realtà trascende se stessa e il suo tempo, supera le barriere spazio-temporali e assurge a valore universale e perenne. Il concetto del tempo esploso, dell'istante eterno, indica la possibilità di un rapporto vivo tra tempo ed eternità, che rappresenta una meta di vera e duratura felicità che oltrepassa gli angusti limiti della nostra vita. Ecco è tutto questo che del Giappone attira i nostri sguardi persi nel fango del materialismo insulso che vuole sommergere la stessa patria ideale dei giapponesi. Una patria ideale prima che fisica e territoriale, una patria che accomuna e non divide gli animi e gli uomini. Una patria direi che unisce la civiltà cristiana con la cultura giapponese, cinese e coreana, pur diverse, e peraltro tanto dobbiamo alla forte e chiara testimonianza di tanti artigiani, samurai anche martiri e cattolici, come ai tanti cinesi e coreani del nord che ancora soffrono torture e crimini contro i diritti umani dando eroici esempi a noi "molli occidentali" senza più nerbo e spina dorsale, che però possiamo ricostruire piano piano avvalendoci di simili esempi. Come l'antico samurai, di cui si narra che addirittura ferito a morte ebbe la forza di tagliarsi la testa e seppellirla prima di morire; episodio che può sembrare macabro ma indica semplicemente la dignità e la forza d'animo che perdura nella morte e certamente oltre la stessa morte corporale come lo stesso Agostino, africano e alla base della civiltà occidentale, insegna. Agostino è stato guida e maestro per secoli, quinto, sesto, settimo, ottavo, nono, decimo, undecimo, dodicesimo almeno...e fino ad oggi, ancora uno dei più studiati autori, da lui presero lezione tutti i letterati maggiori, lo stesso Petrarca, etc,....ciao ciao da Riccardo

2 commenti:

House_Lover92 ha detto...

penso che il giappone sia un popolo come altri, non vedo motivo di elevarlo a "faro" per le altre civiltà o addirittura a "meta" da raggiungere. La cultura secolare e autoctona da lei elogiata nasce da un isolamento a tutto tondo che ha caratterizzato pochi popoli in tutta la storia del mondo, il giappone è stato sempre una realtà a se stante, indirizzare lo sviluppo di una cultura occidentale verso quella giapponese mi sembra una forzatura sinceramente..... spero di essere stato chiaro in questo mio conciso post, distinti saluti professore attendo una sua risposta. Ancora complimenti per il blog e per il suo continuo apporto di tematiche interessanti allo stesso

rik ha detto...

bello il tuo intervento, Osservatore. Effettivamente non volevo esaltare in eccesso un popolo piuttosto intendevo valorizzare quei caratteri che mi sembrano attraenti e virtuosi di un popolo. Considerando che le virtù e i valori non hanno etnia o nazionalità, sono universali e afferiscono alla natura umana in quanto tale, il discorso fatto per i giapponesi si può fare per gli uomini della Christianitas medioevale, per i sapienti di oggi e di ieri di qualsiasi popolo. A me pare che tu abbia interpretato quasi con spirito nazionalistico una semplice osservazione di interesse...per cui siamo in accordo. L'Occidente ha un portato culturale eccellente, degno di nota, ma credo ci siano elementi comuni, ciascuno apporta qualcosa secondo il suo talento, che certamente è diverso, chi ne ha più chi ne ha meno ma tutti sono talenti e degni di attenzione e menzione...(continua)