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lunedì 1 settembre 2008

riflessione grazie a dragonfly sul senso del ricercare

per saperlo, apprezzo e condivido questa vostra ricerca. Io sto leggendo il Tao te ching. Penso però che in Herman Hesse sia un'interpretazione della ricerca e una visione orientale falsata.

Il mistero dell'origine e la continua ricerca non indica una mancanza di direzione, anzi una fortissima volontà di bene e di verità che nulla ha a che vedere con un vuoto perdersi in una spersonalizzazione relativistica.

"La verità non consiste di belle parole" in "La regola celeste"...c'è la regola, c'è la via, c'è il cammino...

davanti ai dieci comandamenti i saggi cinesi chiesero a Matteo Ricci nel 1584, a Zhaoqing, di tradurli in cinese perchè "dicevano volergli osservare per vederli tanto conformi alla ragione e alla legge naturale" -vedi in Istituto Matteo Ricci

Questa ricerca senza fine, senza scopo, è un'illusione narcisistica che impedisce una generosa e autentica ricerca del sè, che passa attraverso scelte serie, coerenti, generose e pronte al sacrificio. Credo che in questa ricerca un sapiente possa e debba considerare anche quanto disse Giovanni Paolo II nella breve ma ricca lettera "Fides et ratio" (compratela e leggetela ...vedrete) in cui spiega che l'uomo ha due ali per volare: la fede e la ragione. In Siddarta manca la ragione come luce che guida, allora porta ad una fede fasulla in una ricerca priva di senso ma apparentemente affascinante, attraente...in vero mi appare fideistico

mi pare troppo comodo nascondere i propri vizi e peccati, che giustamente pesano come gradito richiamo della coscienza che Dio ci ha dato, dietro la maschera di una pseudo-ricerca in cui non so mai dove vado così sfuggo alle mie responsabilità.

saluti da Riccardo e coraggio!

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